giovedì 5 novembre 2009

LA VENDEMMIA 2009 OGGI SUPPLEMENTO SUL MATTINO

Foto di Giulia Cannada Bartoli

La vendemmia 2009, oggi supplemento con il Mattino

Con il quotidiano in edicola l'inserto di dodici pagine che ho curato sulla vendemmia: il modo per fare il punto della situazione attraverso una indagine giornalistica sul campo
Intervista all'assessore regionale Nappi di Daniela Limoncelli
L'andamento campano e nazionale secondo Assoenologi
L'Irpinia, di Annibale Discepolo
Il Sannio, di Federica De Vizia
Il Vesuvio di Luisa del Sorbo
Ischia di Ciro Cenatiempo
Caserta di Maristella Di Martino
Il Cilento e il Salernitano, di Elisabetta Manganiello e Piero Vistocco
Gli approfondimenti:La Coda di Volpe, vitigno misterioso
La Catalanesca, di Marina Alaimo
Il progetto Slow Food su Ischia, di Monica Piscitelli
Castelvenere, il comune più vitato
Falerno, la prima doc del mondo
E, ancora
Come è cambiato il consumo del Vino al ristorante, di Francesco Aiello
Internet, nuova frontiera: dai foodies a Bonilli
Ais e Polizia alleati contro gli abusi, di Pino Taormina

Last, but not least: i grandi bianchi vanno aspettati almeno un anno

martedì 3 novembre 2009

13 NOVEMBRE, LA TENUTA ADOLFO SPADA ALL'ENOTECA L'ARCANTE DI POZZUOLI




Serata con i vini della Tenuta Adolfo Spada a L’Arcante Enoteca

In degustazione i vini dell’azienda di Galluccio (CE) premiati da Gambero Rosso, Seminario Veronelli e Luca Maroni
Venerdì 13 Novembre nell’ambito del ciclo di appuntamenti “Amici di Bevute. Viaggio al centro dell’autoctono”, L’Enoteca L’Arcante di Pozzuoli (Napoli) propone una serata con i vini della Tenuta Adolfo Spada una delle più interessanti realtà emerse negli ultimi anni nel panorama delle aziende della provincia di Caserta, areale di antichissima tradizione vitivinicola.
Dopo la pausa estiva, quello con l’azienda di Galluccio (Caserta), è il primo degli appuntamenti che L’Enoteca di Angelo Di Costanzo, Miglior Sommelier Professionista italiano del 2008, dedica ai grandi vini della regione.
L'azienda della famiglia Spada nasce nel 1973, quando l’ingegner Adolfo acquista la proprietà di Galluccio per realizzare il sogno di produrre vini di qualità nella terra del leggendario Falerno celebrato dagli Antichi. Dal 2001, il progetto è affidato ai figli Ernesto e Vincenzo, anche loro ingegneri, affiancati dal noto winemaker Riccardo Cotarella.
Nascono così vini di grande armonia e abbinabilità in tavola come il Gallicius Aglianico e il Gallicius Falanghina e veri fuoriclasse come il Sabus e il Gladius, appena premiato con i Tre Bicchieri dalla Guida ai Vini d'Italia 2010 del Gambero Rosso.
Due i momenti della serata alla quale parteciperà il produttore, Ernesto Spada:
- dalle ore 18.00 degustazione gratuita a L’Arcante Enoteca (Via Pergolesi, 86 Pozzuoli – Napoli) di due delle migliori interpretazioni aziendale in materia di vitigno autoctono: il bianco Flòres 2007 (Due Bicchieri Gambero Rosso 2010), a base di Falanghina, e il rosso, Aglianico al 100%, Gallicius. Conduce le degustazioni Angelo Di Costanzo.
- dalle ore 20,30, poi, presso Ristorante Il Rudere, adiacente all’Enoteca, cena-degustazione su prenotazione (costo 38 euro) con i vini dell'azienda. Tra gli altri: il pluripremiato Gladius e l'affascinante Sabus, abbinati a un menu elaborato per l'occasione dallo chef Antonio Lubrano e raccontati da Ernesto Spada.
Per informazioni e prenotazioni contattare L’Arcante Enoteca: 081 3031039 oppure larcante@libero.it.
L’AZIENDA – IL PROFILO
La Tenuta Adolfo Spada nasce nel 1973 quando l’ingegner Adolfo Spada acquista la proprietà di Galluccio (Caserta) con lo scopo di produrre vini di qualità in uno degli areali campani più vocati per la viticoltura: la provincia di Caserta, terra del leggendario Falerno celebrato dagli Antichi.
Fino alla fine degli anni Novanta, l’azienda si specializza nella produzione di uve di qualità, poi dal 2001, con la consulenza di Riccardo Cotarella, firma prestigiosa dell’enologia mondiale, il via alla razionalizzazione degli impianti, l’attuazione di una selezione spinta in vigna e l’adozione delle più moderne tecnologie in cantina.
Vincenzo ed Ernesto, anche loro ingegneri, succeduti al padre alla guida dell’azienda, portano avanti quel progetto con lo spirito di sempre. Lavorano l’Aglianico, il Piedirosso e la Falanghina affinché, nel rispetto delle loro caratteristiche peculiari, possano esprimersi in prodotti di qualità. Eleganti e riconoscibili.
I trenta ettari di proprietà, dei quali 22 coltivati a vigneto, su un declivio naturale a 350 metri sul livello del mare, sono immersi nei 9000 ettari di natura protetta del Parco regionale di Roccamonfina e Foce del Garigliano, ai piedi del vulcano spento di Roccamonfina.
Dal 2009 la Tenuta Adolfo Spada ne sposa il marchio e lo appone su tutta la comunicazione aziendale e sulle circa 90000 bottiglie immesse in commercio ogni anno.
Da questo lavoro rigoroso e appassionato dei fratelli Spada, nascono cinque le etichette della Tenuta:
Gladius Aglianico Roccamonfina Igt (85% Aglianico e 15% Piedirosso)
Sabus Roccamonfina Igt (Piedirosso, Aglianico, e Montepulciano in parti uguali)
Flòres Roccamonfina Igt (Falanghina 85% e Fiano 15%)
Gallicius Aglianico Roccamonfina Igt (Aglianico 100%)
Gallicius Falanghina Roccamonfina Igt (Falanghina 100%)
Il 2010 segnerà la nascita di FiorFlòres, quella che Ernesto Spada definisce “il meglio di Flòres”, e di un cru di Piedirosso: “Camporosso”.

VINI BUONI D'ITALIA 2010 SI PRESENTA A MERANO WINE FESTIVAL

Sarà presentata a Merano Vinibuoni d’Italia 2010Il bello e il buono del bere italiano nella più prestigiosa guida ai vini da vitigni autoctoni curata da Touring Club Italiano La guida Vinibuoni d’Italia 2010 edita da Touring Club Italiano, giunta all’ottava edizione, verrà presentata il 7 Novembre con un grande evento al teatro Puccini nel corso del Merano International Winefestival dove verranno premiati i produttori che hanno ottenuto la corona, il riconoscimento che premia la più schietta tradizione enologica italiana ispirata alla più genuina filosofia della valorizzazione delle radici locali, della tipicità e del Made in Italy. I vini recensiti in guida danno un segnale di preciso ai consumatori e al mercato italiano ed estero, che apprezza sempre di più i livelli qualitativi - generalmente caratterizzati anche da un buon rapporto qualità prezzo - che gli autoctoni stanno esprimendo. ore 10,30 - Presentazione della guida “Vinibuoni d’Italia 2010” alla stampa con la partecipazione del direttore editoriale di Touring Editore Alberto Dragone, dei curatori Mario Busso e Luigi Cremona e del Presidente di Gourmet’s Int. Helmuth Köcher, Patrizia Felluga presidente del Consorzio di tutela vini del Collio.Ore 10,50 - Assegnazione del Premio Michele D’Innella alle Cantine Masi per la migliore comunicazione in campo enologicoore 11 - Premiazione dei vini della Corona ore 12 - Premiazione delle “Bollicine Italia” i migliori spumanti secondo il voto del pubblico di Vinitaly 2009 e Vitigno Italia 2009 dal pubblicoore 12,15 - Presentazione della nuova rubrica “Territori e vini d’elite”. Quest’anno l’approfondimento della guida è stato dedicato al Collio Doc Bianco. ore 12,30 - Presentazione del volume di Mario Busso e Angelo Concas “Donne in vigna” ore 12,45 - Presentazione degli show room permanenti di Vinibuoni d’Italia con la partecipazione di Vincenzo Vita della Vita Trading International.Ore 13 - Buffet con i prodotti tipici italiani abbinati ai vini della Corona - ai vini della Golden Star - ai vini Collio Doc Bianco selezionati in guida e ai vini di “Donne in vigna”. In collaborazione con Consorzio Provolone Valpadana, Consorzio Grana Padano, Latterie Friulane, Consorzio Monte Veronese, Salumi Levoni, Salumificio Principe, Caseificio Pugliese, Caseificio Tosi, Caseificio Taddei, Salami Arigianali Giacobbe, Cooperativa Produttori Tradizionale Formaggio Macagn, Caseificio Vallet, Olio Spagnoletti Zeuli, Pane di Altamura, Biscottificio Santa Maria, Paniere prodotti Regione Campania.Ore 14,30 - Inaugurazione nel Kuraus di “Enoteca Italia”, un evento unico che raggruppa oltre 460 tipologie di vini da vitigni autoctoni selezionati dalla guida “Vinibuoni d’Italia 2010”. L’Enoteca proporrà i vini dal 7 al 9 Novembre. 216 le etichette premiate con la “corona”I vini della Corona sono i vini italiani dell’eccellenza, scelti con voto palese di maggioranza nella sessione finale di degustazione a commissioni riunite su scala nazionale. Sono dunque vini che hanno entusiasmato per l’assoluta espressione del vitigno e del territorio di appartenenza, per la gamma aromatica, per il corpo e per l’armonia. Vini di forte identità, il cui ricordo rimane impresso con la capacità di emozionare a lungo. 187 le etichette che hanno ricevuto la Golden StarI Golden Star Wine sono quei vini, che raggiunte le quattro stelle hanno ottenuto la nomination, per concorrere alla corona perchè, oltre ad esprimere eleganza, finezza, equilibrio, qualità e precisa espressione del varietale e del territorio, hanno destato nella commissione di degustazione regionale un’esaltante emozione. 248 “Vini da non perdere”Si tratta di vini di particolare pregio che le commissioni regionali hanno messo in risalto in questa apposita sezione della guida. 25 i migliori Collio Doc BiancoIl Collio Bianco - vino che rappresenta una sfida per il Consorzio e i produttori ad esso associati - è la risposta con la quale si ribadisce una tradizione che colloca questo territorio, per vocazione storica, per clima e per composizione dei terreni, come uno degli interpreti dei migliori bianchi italiani. Proprio per questo Vinibuoni d’Italia ha voluto declinare le migliori versioni di questo caleidoscopico vino bianco, che deroga in parte ai principi della guida, ma che essendo espressione tipica di una centenaria esperienza umana e culturale esprime identità e trova risorsa all’interno della diversità stilistica, intellettuale e biologica. 1070 le cantine selezionate in guida e oltre 4000 i vini recensitiI criteri di degustazione, che hanno portato a selezionare le aziende presenti in guida, hanno privilegiato i vini che si sono contraddistinti per freschezza, per fragranza, piacevolezza della beva e per la corrispondenza al vitigno e al territorio in cui si originano. 80 i Collaboratori - 21 Coordinatori regionaliLa Guida Vinibuoni d’Italia è curata da Mario Busso con la collaborazione di Luigi Cremona. Alla sua realizzazione hanno lavorato 21 commissioni regionali di degustazione con oltre 80 commissiari territoriali rappresentati da esperti sommelier e giornalisti di settore che per un anno si sono impegnati nel selezionare e proporre le le migliori cantine italiane che producono vini ottenuti al 100% da vitigni autoctoni.Ecco i coordinatori regionali:Claudia Moriondo - Stefano Fanti - Ornella Cordara - Riccardo Modesti - Cristina Burcheri - Paolo Ianna - Angelo Carrillo - Rosaria Benedetti - Laura Franchini - Antonio Paolini - Guido Ricciarelli - Andrea De Palma - Angelo Concas - Luciano Pignataro - Gianni De Bellis - Alma Torretta - Roger Sesto - Claudio Marafetti - Bernardo Pasquali - Aurora Endrici - Paola Borlatto. 18000 i vini degustati - oltre 3600 vini recensiti in guidaI vini degustati sono stati circa 18.000; di questi, oltre 4000 sono stati inseriti in guida, segno di un decisivo rigore nelle selezioni. Finali pubbliche aperte alla stampaLa sessione per l’assegnazione della corone si è svolta a Telese in provincia di Benevento. La finale, per garantire la massima trasparenza dei lavori - fatto unico in Italia - è stata aperta al pubblico, ai produttori e alla stampa. La guida sarà in libreria ai primi di novembre edazione Vinibuoni d’Italia 12043 Canale - Via Santo Stefano Roero 59 - tel. 0173 95699 - fax 0173 978303 e.mail: info@vinibuoniditalia.it - www.vinibuoni.it

Pubblico con piacere ...ho contribuito anch io a questo lavoro:)

World Wine Symposium a Cernobbio. Appunti da Sud

Le considerazioni di Luciano Pignataro dopo la partecipazione al World Wine Symposium di Cernobbio: agricoltura sana, maturità commerciale, specializzazione dei cru, marketing , comunicazione e associazionismo sono l'unica l'ancora di salvezza per il Sud



"Un po' la crisi, un po' qualche degustazione, un po' la Davos du Vin a Cernobbio. Tempo di bilanci, così per fare il punto di lavoro. Soprattutto in vista di un profondo cambiamento di visuale in arrivo e di cui avrete a breve notizia.

Il Sud, direi il Centro Sud con l'esclusione di parti della Toscana, è ancora assolutamente fuori dalla percezione comune e specialistica come zona di produzione di vino di pregio. Persino la Sicilia, di cui tanto si è parlato negli anni '90, non ha Superstar adeguate a rappresentarla in maniera immediata, franca, diretta. Non bisogna fare il giro del mondo per capirlo, basta chiedere ai grandi ristoranti della Penisola Sorrentina e della Versilia cosa vendono sopra i trenta euro e cosa sopra i 500 euro a bottiglia.L'unica novità italiana di questo decennio, peraltro contesa dall'Austria, è il Pinot Grigio di cui è letteralmente impazzito il mercato anglosassone per quei bisogni indotti dalla pubblicità che a noi ci portano a non poter fare a meno dell' hula hoop
Anzi, negli ultimi vent'anni, alcuni territori come Cile, Argentina, Austria, Nuova Zelanda, Oregon e Sud-Africa hanno messo la freccia e sorpassato il nostro Mezzogiorno.Questo non vuol dire che non sono stati fatti notevoli passi in avanti, ma solo che la velocità e la profondità di comunicazione non sono state adeguate al cambiamento enologico mondiale e alla crisi dei prezzi iniziata nel 2002. Basti pensare, a mò di esempio, che solo nel 1998 la Campania ha avuto il suo padiglione al Vinitaly, la Puglia nel 2003 mentre la Basilicata investe ancora nella Fiera del Levante consigliata evidentemente da chi vende stufe nel deserto e frigoriferi agli esquimesi.
In particolare, possiamo affermare con certezza che la qualità produttiva dei vini meridionali è ormai una caratteristica acquisita e diffusa in tutte le sue manifestazione aziendali, dalle realtà storiche a quelle nate con l'ultima vendemmia.
Il punto è che lo stesso miglioramento è avvenuto un po' ovunque grazie alla diffusione delle conoscenze agronomiche e in cantina che consentono di piantare viti anche in posizione non ottimali (Montalcino docet). Questo balzo qualitativo in avanti riguarda tutto il mondo del vino, ché fino ad una generazione fa persino Bordeaux, a parte i 15/20 chateau più importanti che fanno leggenda, aveva problemi di affermazione qualitativa.
Negli ultimi 20 anni è avvenuto però che alcune aree produttive hanno conquistato, o meglio, riconquistato il loro mercato di prossimità. Questo si è verificato anzitutto in Abruzzo, Umbria, Campania, Sicilia, poi in seconda battuta in Basilicata, Puglia e solo in parte in Calabria, ormai l'unica regione italiana dove non sempre si trovano carte dei vini con aziende di territorio così come avveniva all'inizio degli anni '90 (1990 non 1890) in tutto il Sud.
In questo movimento sul mercato di prossimità, la Campania ha avuto una spinta in più, assolutamente inconsapevole perché in realtà tutti gli sforzi enologici e mediatici erano concentrati sui rossi, grazie ai tre bianchi (Fiano, Greco e Falanghina) che hanno incrociato l'alleggerimento della cucina e la tradizionale gastronomia della Costa. Questa caratteristica ha consentito alle aziende campane di occupare anche altri mercati senza background produttivo come Roma (primo importatore di vini campani), Emilia Romagna e in parte Milano.
Il futuro (auspicabile ma al momento presunto) della Campania (e della Basilicata) sul mercato mondiale dello star system non potrà essere l'Aglianico perché le caratteristiche di questo vitigno non lo mettono in condizione di essere competitivo con i grandi uvaggi internazionali o con lo stesso nebbiolo. La forza dell'Aglianico sarà dunque quella di essere un grande vino di territorio da consumare con la cucina tradizionale o ben strutturata, un po' come il Lambrusco in Emilia Romagna, il Teroldego il Trentino, il Sangiovese in Toscana, il Montepulciano in Abruzzo, il Sagrantino in Umbria, il Gaglioppo in Calabria, il Negroamaro e il Primitivo in Puglia. Con molta probabilità, sarà la 2004 la prima annata che consentirà di passare dalla preistoria alla storia di questo vitigno. L'alternativa di consumo è annacquarlo con merlot, cabernet, primitivo: ma in questo caso sarà solo un buon vino e non potrà mai essere lontanamente paragonabile alle storie vere di altri territori tradizionali. Sulla diversità, più che sulla omologazione, potrà giocare le sue carte sull'export.Stesso discorso vale per gli altri vitigni meridionali, con la unica eccezione, a mio giudizio, dei blend etnei capaci di raggiungere quella finezza espressiva necessaria per poter essere compresi in ogni luogo senza tradire le proprie caratteristiche. Ma anche in questo caso bisognerà attendere la creazione della storia, nella speranza che l'Etna non finisca nerodavolizzato con l'introduzione della spalliera e delle barrique a gogò.

Inoltre il punto debole del Sud, oltre alla malaccorta gestione paesaggistica e della qualità ambientale del territorio da parte del ceto politico che è espressione miopica delle comunità che lo elegge, è l'assoluta incapacità di promuoversi fuori dal Sud perché la maggior parte delle aziende, direi la quasi totalità, ha una idea assolutamente confusa di cosa siano il mercato e la gastronomia moderna. è ancora il punto più alto di marketing di cui il produttore medio meridionale è capace perché non gira, non beve e non mangia fuori dal proprio territorio a meno che non sia scarrozzato gratis dal proprio assessorato regionale all'agricoltura. Capita così che si facciano spennare dagli imbonitori di turno che vendono acqua come pozione per far riscrescere i capelli mentre gli assessorati regionali fanno quasi esclusivamente animazione territoriale con putiputi e triccabballac, anch'essi spesso ripuliti dal funamboliere del momento. Credo che in tutto il Sud attualmente non sia stanziato un solo euro pubblico per la ricerca.Inoltre un altro punto debole, culturale, è che la maggior parte dei produttori preferisce mantenere il punto piuttosto che guardare alla convenienza. In poche parole, sembra incredibile, spesso siamo ancora di fronte a problemi di affermazione territoriale, a cosa ho fatto io e cosa hai fatto tu. Se c'è quello io non vengo. E, ancora una perla, io metto solo Fiano nel Fiano, io. Gli scienziati alle prese con il problema dell'anello mancante potrebbero cominciare da qui a risolvere l'enigma della banana è solo mia:-)
Come ha detto Angelo Gaja nel suo intervento a Cernobbio, Fiano e Greco, ma io penso anche la Falanghina, possono essere il vero petrolio enologico per la Campania come il rosato per la Puglia e la Calabria cirotana. A patto che non si producano bottiglie come se fossero buatte di pummarole da preparare in agosto e vendere a dicembre. Le caratteristiche di queste tipologie impongono serietà, specializzazione, nascita di cru e di annate riserva.A parte infatti che anche per il pomodoro si impone ormai un discorso di riqualificazione produttiva, il punto è che non si potrà mai creare fascino alle bottiglie di vino trattate come le bottiglie di acqua minerale. Bisogna dunque ripartire dall'agricoltura sana per capire cosa si mette in bottiglia e dalla maturità commerciale che fa grande un territorio in un mercato globale ormai davvero piccolo e dove l'offerta supera la domanda in maniera costante. Proprio come la massa di informazioni supera la capacità di ascolto.
Chi vivrà berrà. "

lunedì 2 novembre 2009

LA VENDEMMIA DEL PIEDIROSSO A CANTINE ASTRONI BY MONICA PISCITEELI



Vendemmia a Cantine Astroni: cosi' Vernazzaro studia sul Piedirosso
Ogni anno quando il pettirosso torna a posarsi sul muretto di fronte alla cantina, e le farfalle e le vespe a far banchetto tra gli acini dell’uva matura, Gerardo Vernazzaro si ritrova ad ammettere che hanno ragione loro, le analisi lo confermano: il Piedirosso è proprio pronto per essere raccolto. Il colpo d’occhio delle viti del Cratere Astroni dell'azienda vestite dei colori dell’autunno, illuminati dal riverbero di un sole pallido e spettinati da un venticello freddo che ha spazzato via nuvole e foschia, è stupefacente. Sabato mattina ho giocato a fare l'operaia agricola alle Cantine Astroni di Agnano. Vernazzaro, tra un grappolo e l’altro, mi racconta il nuovo progetto che riguarda questo fazzoletto di vigna e il Piedirosso, vitigno estremamente difficile la cui "puzzetta" ricorrente lui definisce impietosamente difetto. 900 bottiglie saranno realizzate l'uva raccolta e sgranellata a mano. Solo l’anno nuovo si potrà dire se Colle Rotondella, il Piedirosso base dell'azienda, ha un fratello maggiore, se i Campi Flegrei hanno una nuova Riserva oppure no. Intanto un contributo fattivo alla ricerca sul piu’ importante vitigno del napoletano sarà stato dato ed io, bene o ancor meglio, che vada, questo contributo lo vorrò proprio assaggiare. Racconto tutto questo sul sito di Luciano Pignataro