venerdì 30 ottobre 2009

OTTO PIATTI D'AUTORE PER AGLIANICO E AGLIANICO

Antonella Inadolo della Masschera di avellino, una degli otto chef

Battipaglia, 11-12 novembre. Otto piatti d'autore per Aglianico&Aglianico

Una super selezione di chef campani e lucani chiamati ad interpretare il territorio ed il proprio vino: l’Aglianico. Otto chef hanno creato piatti speciali da abbinare a tutto l’aglianico in degustazione.
Poker d’assi in cucina per le due serate. Si comincia mercoledì 11 novembrecon Angela Ciriello del famoso ristorante E’ Curti da poco trasferitosi da Sant’ Anastasia (Na) a Sorbo Serpico in Irpinia terra d’aglianico. Angelina prepara un classico della tradizione popolare, “‘O SICCHIE R’A MUNNEZZA”, realizzato con gli avanzi del pranzo della festa, soprattutto in periodo natalizio. Spaghetti con una deliziosa salsa a base di noci di Sorrento, frutta secca, capperi, olive e origano. Qui l’olio la fa da padrone, niente di meglio che un robusto e fresco Aglianico per ripulire il palato. Si rimane in Irpinia con Antonella Jandolo vivace chef de La Maschera di Avellino che presenta un piatto tutto autunnale: NERA PASTA E FAGIOLI CON FUNGHI PORCINI AL PROFUMO DI RAVECE, una preparazione tradizionale che utilizza fagioli neri e olio extra vergine da cultivar Ravece tipica dell’Irpinia. Abbinamento cibo – vino di territorio: ovviamente Aglianico. Ci spostiamo in Lucania, a Maratea (Pz) qui lo Chef del ristorante Il Sacello della Locanda delle Donne Monache, Nello Razzano, campano trapiantato, utilizza l’unico pesce della tradizione lucana terragna :il baccalà, per preparare la PASSATINA DI FAGIOLI DI SARCONE CON BOCCONCINO DI BACCALA’ E PIPI CRUSCHI DI SENISE. Un’esplosione di sapori tra il dolce dei peperoni ed il salato del baccalà in perfetto abbinamento con l’Aglianico del Vulture. Si chiude in bellezza con la Chef Contadina Giovanna Voria dell’Agriturismo Corbella di Cicerale nel cuore del Cilento. Giovanna utilizzando solo prodotti dell’Agriturismo, ha creato per l’occasione un piatto che richiede una paziente preparazione: SPEZZATINO MAGRO DI CINGHIALE IN GELATINA ALL’AGLIANICO AL PROFUMO DI MIRTO SELVATICO CON FIORI DI PEPERONCINO SU CREMA DI CECI DI CICERALE.
Giovedì 12Si sale alle stelle con lo Chef Paolo Barrale del Ristorante Marennà di Sorbo Serpico , Stella Michelin quest’anno. Il piatto preparato da Barrale è un inno all’aglianico e al territorio: GUANCETTA DI MANZO BRASATA ALL’AGLIANICO SU PUREA DI ZUCCA E LIQUIRIZIA, l’abbinamento con il Taurasi è d’obbligo.Da Sorbo Serpico si va nel Sannio, qui il giovane valente chef del Barry’s di Montesrchio (Bn) del Cristina Park Hotel, Angelo D’Amico si cimenta in una moderna interpretazione del vitellone bianco sannita, ispirata alla propria passione per la lavorazione del Quintoquarto: GUANCIA DI VITELLONE CON TORTELLO DI FEGATO E CIPOLLE. Sapori forti e succulenza della carne richiedono naturalmente l’Aglianico.La puntata in Lucania della serata vede protagonista Francesco Rizzuti Chef dell’Antica Osteria Marconi di Potenza che con la pasta di Gragnano (Na) realizza un grande piatto di tradizione della Terra dei Re, la Basilicata. PENNONI DI GRAGNANO CON AGNELLO, PECORINO DI MOLITERNO E SPUMA DI SEDANO. L’ agnello ed il Moliterno chiamano a gran voce l’Aglianico del Vulture. Si chiude con il Cilento della costa da Pisciotta, lo Chef del Ristorante Angiolina. Rinaldo Merola offre “il CAURARO” tipica ricetta cilentana, una deliziosa zuppa di alici e verdure dell’orto con il pane misto integrale di Vallo della Lucania.

Le degustazioni sono gratuite con prenotazione OBBLIGATORIA comunica@lafabbricadeisapori.it - 0828.630021
Ufficio Stampa Aglianico & Aglianico
Novella Talamo - "La Fabbrica dei Sapori..." 347.4689312 comunica@lafabbricadeisapori.it
Giulia Cannada Bartoli - "Officine Gourmet" 339.8789602 officinegourmet@gmail.com
lucianopignataro.com

CAMPANIA REDS A CIAO VINO .DEGUSTAZIONE IN INGLESE CON MANUELA PIANCASTELLI, KAREN PHILLIPS E VINCENZO DI MEO


giovedì 29 ottobre 2009


Enoteca Ciao Vino presenta Campania Reds: 5 vini rossi made in Campania, tra-dotti raccontati e degustati da Manuela Piancastelli, Karen Phillips e Vincenzo Di Meo in versione bilingue italiano-inglese.


L'appuntamento è per venerdi' 30 ottobre dalle 19,30 alle 21,00. E’ ormai indispensabile per i professionisti del vino come per gli enonauti più curiosi conoscere l’inglese per poter comunicare correttamente in occasione di fiere all’estero, viaggi o semplici contatti con turisti stranieri.

Non sono così frequenti le occasioni per acquisire un vocabolario specialistico e con Fabrizio Erbaggio, patron dell’Enoteca Ciao Vino e vice delegato Ais Napoli, l'Ais Napoli ha immaginato una serie di incontri ad hoc finalizzati ad approfondire la descrizione delle caratteristiche sensoriali del vino con termini appropriati.I vini in degustazione saranno: Aglianico, Marsigliese, Piedirosso, Casavecchia e Pallagrello nero e poi un succulento finale con le pizze di Stefano Pagliuca, le stuzzicherie di Ernesta Volo da Sciardac e i dolci di pastafrolla di Cinzia Dal Monte.
info e prenotazioni 081.3340961 • 081.5090425

4 NOVEMBRE , CENA AL BUIO UNICOC ALLE COLONNE DI ROSANNA MARZIALE


Rosanna Marziale all'opera


4 novembre 2009 Cena al buio UNICOC per i minorati della vista

Prima volta a Caserta per il progetto "Cena al buio", che
riunisce intorno a un tavolo commensali non vedenti e normodotati in una
iniziativa finalizzata alla promozione del volontariato U.N.I.Vo.C./ONLUS di
Caserta e, nello stesso tempo, alla creazione di pari opportunità tra tutti
i soggetti partecipanti. L'appuntamento rigorosamente su invito e a posti limitati è per mercoledì 4 novembre alle ore 20,00 presso il Ristorante "Le Colonne" in viale Douhet a Caserta per un
incontro al buio, in tutti i sensi, e che coinvolge tutti i sensi.
Il primo esperimento in provincia di Caserta risale al 2005 ad Aversa, al ristorante
Seho'. E grazie all'impegno dell'U.n.i.vo.C./onlus (Unione Nazionale
Italiana Volontari pro Ciechi) presieduta da Vincenzo del Piano su
presentazione del progetto "Cena al buio" al Csv (Centro Servizi
Volontariato) Asso-Voce di Caserta, l'iniziativa viene riproposta in due
serate, con un incontro gastronomico articolato in due tappe: martedì 3
novembre alle 20:00, presso l'Hotel del Sole in piazza Mazzini 27 ad Aversa
(sponsor della serata le Cantine Caputo di Teverola) e, appunto, mercoledì 4
novembre alle ore 20:00, nel capoluogo, presso il Ristorante "Le Colonne"
della famiglia Marziale in viale G. Douhet, 7/9 a Caserta.
Entrambi gli eventi, hanno lo scopo di promuovere il volontariato svolto dall'U.n.i.vo.C.
di Caserta a favore dei minorati della vista, con la realizzazione di
attività promozionali utili al miglioramento della qualità di vita, nonché
nell'offerta di servizi utili per l'abbattimento di tutte quelle barriere
architettoniche e non solo che limitano l'autonomia e la piena integrazione
di chi è privo della vista. Infatti, l'U.n.i.vo.C. oltre a far conoscere e
promuovere la propria essenza volontaristica, intende far sì che i
partecipanti agli eventi acquisiscano in merito alle diverse problematiche
dei non vedenti, una maggiore sensibilizzazione del fenomeno, sia per i
propri ruoli di responsabilità istituzionale e politica che sociale e
informativa. All'incontro gastronomico si partecipa, lasciando a casa
accendini, orologi col quadrante luminoso e cellulari: coppie e gruppi di
persone prenderanno posto a tavoli diversi in compagnia di commensali
sconosciuti in una sala completamente al buio dove saranno guidati ai loro
posti da camerieri non vedenti. Ci si dovrà avvalere di sensi abitualmente
poco utilizzati come il tatto, l'odorato e il gusto, oltre che dell'udito.
Il menu, infatti, confezionato a Caserta dalla chef Rosanna Marziale, sarà
top secret, ma saranno serviti piatti che prevedono l'utilizzo di prodotti
tipici locali. Singolare sarà appurare come sia difficile riconoscere i
sapori e gli ingredienti dei piatti senza vedere le pietanze. Allo stesso
tempo si sperimenterà un tipo di socializzazione del tutto diversa,
affrontando il buio non come un disagio, ma come una condizione di
diversità. Gli ospiti infatti si troveranno in una situazione in cui quello
che dei cinque sensi da più sicurezza, e cioè la vista, viene a mancare. E
nella condizione di buio forzato, il compiere un'azione quasi automatica,
come il mangiare, diventerà un'esperienza del tutto nuova e ricca di
sensazioni da sperimentrare. Il gusto, il tatto, l'olfatto e l'udito
troveranno lo spazio necesario per esaltarsi e divenire come una specie di
"terzo occhio". Il tutto con la presenza rassicurante non solo di chi serve
ai tavoli ma degli stessi non vedenti che partecipano in rappresentanza
dell'associazione (Angelo di Maio, Susanna Lenzone, Rosario Benenati,
Vincenzo Tartaglione, oltre ai dirigenti associativi), e che contribuiranno
all'interno della sala, a creare un'atmosfera intima e confidenziale,
favorita, peraltro, dal buio stesso. All'estero esistono già locali dove la
luce è bandita. Chi si trova a Parigi può provare l'esperienza della totale
oscurità al "Dans le noir" dove, da circa cinque anni, per il pranzo veloce
del mezzogiorno si offre anche un massaggio zen eseguito da operatrici non
vedenti. Ma il primo ristorante al buio al mondo ad aprire i battenti fu nel
1999 il "Blinde Kuh", ovvero la Vacca cieca di Zurigo. L'esperimento,
attuato a Caserta presso il ristorante "Le Colonne", è finalizzato a
realizzare un progetto che possa avere una continuità con ulteriori
appuntamenti tra non vedenti e normodotati.

mercoledì 28 ottobre 2009

SLOW FOOD IN PRIMA LINEA A DIFESA DELLA CALABRIA





Slow Food Calabria: allarme sulla questione ambientale


“Siamo vicini ai pescatori e agli agricoltori e appoggiamo l’impegno dell’Assessore Greco” I fiduciari Slow Food della Calabria, riuniti per definire il nuovo coordinamento regionale, intervengono sull’emergenza ambientale dichiarandosi allarmati e chiedendo notizie certe sulla situazione dell’intero territorio regionale: in particolare sulla questione Crotone con i rifiuti tossici della Pertusola, sulla questione della nave dei veleni al largo di Cetraro e le contaminazioni riscontrate sul territorio delle valli del Savuto e dell’Oliva, sulle diffuse situazioni di degrado ambientale a causa di depuratori inesistenti o mal funzionanti (vedi il caso sollevato a Motta S. Giovanni) e delle discariche (vedi il caso della discarica di Lamezia Terme). Il coordinamento regionale Slow Food Calabria
esprime la propria vicinanza ai cittadini, ai pescatori e agli agricoltori colpiti da gravi problemi economici dovuti alla comprensibile diffidenza del consumatore
esprime solidarietà e condivisione nei confronti dell’impegno dell’assessore regionale all’Ambiente Silvio Greco, apprezzandone il coraggio, la serietà e la professionalità nelle azioni di richiesta che sta portando avanti, scontrandosi contro il silenzio e l’inefficacia degli interventi del Governo centrale.
ricorda che le questioni evidenziate si inquadrano nel tema più globale del depauperamento delle risorse a livello planetario, ma che il caso Calabria è ancora più drammatico: a fronte di uno straordinario patrimonio paesaggistico ed agroalimentare, assistiamo da tempo ad azioni spregiudicate da parte di soggetti senza scrupoli che intervengono pesantemente sul territorio relegando la regione a ruolo di pattumiera e deposito di scorie, compromettendo la salute dei cittadini e le attività produttive.
Slow Food Calabria sarà vigile su questi temi e si adopererà affinché vengano tutelati i diritti dei produttori onesti che praticano la pesca e l’agricoltura secondo criteri di salvaguardia del patrimonio agroalimentare, del territorio e dei consumatori ribadendo la volontà di chiarezza su quanto sta avvenendo.Il presidente di Slow Food Italia, Roberto Burdese, sottoscrive le parole dei fiduciari di Slow Food Calabria e, nell'esprimere pieno appoggio di tutta l'associazione all'operato dell'Assessore Greco, annuncia: «La solidarietà di tutta l'associazione Slow Food va ai cittadini, ai pescatori e ai produttori agricoli onesti della Calabria. Ci impegniamo a fare quanto è nelle nostre possibilità per aiutarli a superare questo momento difficile e per mantenere accesi i riflettori sui problemi di questa regione. Concorderemo le iniziative più opportune assieme a Slow Food Calabria”.
Paola Nano Slow FoodCoordinatore Ufficio Stampa/Press Office CoordinatorVia della Mendicità Istruita, 1412042 BRA (Cn)Tel ++39 0172 419645Cell ++39 329 8321285E-mail http://www.lucianopignataro.it/p.nano@slowfood.it

LA PEZZOGNA AL SALE DI RAFFAELE BRACALE TRATTATO DI ITTIOLOGIA ENOGASTRONOMICA CON ABBINAMENTO VINO BY LUCIANO PIGNATARO



La mia pezzogna al sale


di Raffaele Bracale
Quando il pagello nuota nel Golfo di Napoli
Questa volta voglio illustrare ai miei affezionati ventiquattro lettori una mia particolare ricetta per servire un pesce gustoso qual è il pagello (a Napoli: pezzógna) di media o grossa taglia.Prima di passare ad illustrare la ricetta soffermiamoci un po’ a parlare del pesce protagonista di questa preparazione.Cominciamo con il dire che il pagello ( dal volgare *pagellu(m), dim. del classico. p(h)ager, che è dal gr. phágros, propr. 'pietra per affilare' in quanto la sua forma ovale ed appiattita richiama quella di talune pietre per affilare) è un gustoso pesce di mare dalle carni morbide e bianche, dal corpo ovale compresso lateralmente con testa corta, bocca e occhi grandi, di colore argenteo-scuro per quello di taglia medio-grande ( dai tre – quattro etti ai due chilogrammi) - di colore grigio - rossastro per quello di taglia medio-piccola (sino ai tre etti); è un pesce comune nel Mediterraneo (ord. Perciformi) però è conosciuto con molti altri nomi a seconda delle zone di pesca.1)besugo cosí in Liguria e zone limitrofe; la voce a margine (il cui etimo è sconosciuto) è usato nelle medesime zone come aggettivo nel significato di grullo, sciocco,idiota, deficiente.il pesce détto besugo è un pagello di taglia medio-grande che si lascia abbastanza facilmente pescare (e perciò forse si è meritato il nome di besugo= sciocco) ed è una delle specie piú ambite dagli appassionati di bolentino (s. m. lenza di nailon con piú ami e con un piombo all'estremità che si cala a mano da un'imbarcazione per effettuare la pesca di media e grande profondità sul fondo, pesca détta appunto pesca al bolentino); è un pesce non molto combattivo e dalle carni squisite; presenta il corpo ovale compresso lateralmente con testa corta, bocca e occhi grandi. Il colore é grigio sulla pancia e rosa sulla groppa, e presenta una macchia scura alla base della pinna pettorale che a volte non è evidente.Vive sia lungo le coste (soprattutto nelle scogliere dove trova cibo in abbondanza), ma anche in zone molto profonde con fondali accidentati e ricchi di anfratti. Preferisce acquartierarsi tra i relitti e soprattutto tra i 100 ed i 200 metri di profondità. Questo pesce à abitudini gregarie per cui una volta individuato un branco non è difficile fare numerose catture multiple. Raggiunge i 40/50 cm. di lunghezza ed un peso che può giungere ai due chilogrammi.2) lúvaro imperiale (pesce imperatore) cosí in Calabria e in talune zone costiere di Basilicata e Campania: si tratta di un pesce che va dalle taglie piccole (ma in tal caso è détto fragolino), sino a quelle medio-grandi (giunge ad oltre i cinque chili); è un pesce che à corpo compresso lateralmente, ovale, arrotondato nel lato frontale e rastremato all'estremità posteriore; è dotato di uno strettissimo peduncolo codale, su cui si trova una piccola chiglia dermica per lato, laterale e sporgente. Il corpo è ricoperto di squame piccole, soffici e caduche. La testa, arrotondata nella parte dorsale, discende in basso, dando al muso un profilo molto ripido;l'occhio è piccolissimo e ciò lo fa rapidamente distinguere tra i pagelli che l’ànno in genere molto sviluppato ( occhioni o occhialoni); Il muso è carenato e dall'estremità inferiore parte una cresta orizzontale sporgente che passa al disopra dell'occhio e termina nella parte alta dell'apertura branchiale; la bocca è molto piccola, orizzontale e situata in basso con mascelle prive di veri denti,sostituiti da una rugosità del palato.La pinna dorsale è unica ed è sposta nella metà posteriore del corpo simmetricamente a quell'anale. La pinna codale è ampia, semilunare, con i lobi divergenti, quasi verticali. Le pinne pettorali sono spatolate e lunghe ed aderiscono ai fianchi incastrandosi in una apposita depressione. Le ventrali sono ridotte a due raggi spinosi saldati insieme, tali da formare una placchetta triangolare, che copre una depressione del lato ventrale, dove è situata l'apertura anale.Il dorso è nero azzurro, i fianchi ed il ventre bianco argenteo. Il muso, la fronte, la bocca ed i lati della testa ànno sfumature rosse e rosa, maggiormente apprezzabili nei pesci di taglia medio-piccola détti fragolini appunto per il colore rosso-fragola della loro livrea. Nei pesci di taglia grande la pinna anale è bianca alla base per passare ad azzurro scuro verso il margine e l'estremità posteriore della pinna, mentrele pinne pettorali, i raggi della dorsale ed anale e la codale sono di colore rosso -scarlatto. I primi tre o quattro spazi interradiali della dorsale sono scarlatto come il primo dell'anale. Il resto della dorsale è di colore azzurro nerastro.È proprio questa particolarità del colore rosso scarlatto di pinne ed altre appendici di questo pesce ad offrire l’etimo alla voce lúvaro imperiale; lúvaro è dal lat. rubru(m)= rosso donde lúvaro con alternanza r/l della prima liquida, alternanza b/v e metatesi ru→ur mentre l’aggettivo imperiale è stato aggiunto per connotare l’imponenza e/o maestosità del proporsi di questo grosso e gustoso pagello noto pure, in tutto il Mediterraneo, col nome di pesce imperatore.3) occhione o occhialone altri nomi del pesce pagello in uso nel livornese; si tratta del medesimo pesce pagello di taglia medio-grande, descritto antea sotto il nome di besugo e, come quello è una delle specie piú ambite dagli appassionati di bolentino; in particolare l’occhione o occhialone è una varietà di pagello che à una macchia nerastra dietro l'opercolo e grandi occhi (da cui il nome) rossi (ord. Perciformi). Corpo allungato e compresso lateralmente, testa corta ed ottusa. Nei grossi esemplari è evidente una bozza frontale.Il muso è tondeggiante e la bocca, terminale inferiore, non molto grande. È dotato di denti piccoli e in serie fitte e strette che posteriormente sono modestamente molariforme.Gli occhi sono molto grandi (donde i nomi di occhione/occhialone)e negli esemplari in pescheria spesso sono estroflessi per rapido sbalzo di pressione durante la pesca in fondali profondi.À un'unica pinna dorsale, composta da 12 raggi spinosi nella prima metà, che si ripiega ad unghia in un apposito solco.L'anale à 3 raggi spinosi e 12 molli. Le pettorali sono falciformi e le ventrali toraciche con una sola spina. La colorazione è grigiastra che può tendere al giallastro o al rossastro, piú scura dorsalmente. Una macchia nerastra è presente all'inizio della linea laterale e un'altra, meno evidente, alla base della pinna pettoraleFrequenta nei mesi estivi fondali rocciosi intorno ai 30-50 metri. Normalmente si trova su fondali fangosi o a coralline anche a profondità notevoli (600m)Le forme giovanili di 10-15 cm nel periodo primaverile ed estivo si avvicinano molto alla costa.È un pesce che si raggruppa in branchi di individui della stessa taglia.Il periodo di maturità sessuale è all'inizio della primavera. Le uova sono galleggiantiÀ alimentazione carnivora. Gli adulti misurano tra i 30 e i 40 cm di lunghezza, ma possono raggiungere anche il mezzo metro. Ottima la carne.Comune nei mari d'Italia.Tralasciando ora di illustrare altri nomi regionali in uso in tutta la penisola per indicare il pagello in esame, (parago a Portoferraio – scazzatiedde a Taranto ed Otranto – chialà a Giulianova - molo, alboretto a Rimini – albaro bastardo a Venezia – basucu a Cagliari e mopu/mopa a Messina e Catania) veniamo finalmente a dire della pezzógna è il nome usato a Napoli ed adiacenze, oltre che in talune zone lucane ed a Molfetta per indicare un pesce che si pesca esclusivamente nel Mediterraneo basso ad una profondità maggiore dei 50m. Dalle altre parti, come ò già detto si chiama diversamente: con il generico nome di pagello, "besugo", ecc. ma comunque l’autentica pezzógna (non per campanilismo culinario!) è quella del golfo di Napoli o pescata al largo di Pozzuoli, Baia etc. Non bisogna confondere la carne della pezzógna con quella dei piccoli lúvari o fragolini: la pezzógna è sempre di taglia medio-grande e di colore argenteo scuro; per l’ottima qualità della sua carne, la pezzógna è ritenuto tra i migliori pesci esistenti alla pari con l'orata,la spigola, la cernia, il dentice, la ricciola etc. e da molti è ritenuta superiore a tutti questi pesci or ora elencati; per taluni è secondo solo al baccalà, ma a mio avviso il paragone non è proponibile in quanto la pezzógna è un pesce fresco, laddove il baccalà (ottimo soprattutto per la parte (groppa) détta mussillo!) è un pesce (nasello/merluzzo) eviscerato, salato e conservato.Come ò ricordato, questa pezzógna è l'obbiettivo principale del bolentino di profondità. La sua presenza è omogenea in tutto il Mediterraneo, Adriatico a parte. Predilige i fondali misti di roccia e fango a profondità comprese tra i 140 e 750 metri. Si nutre prevalentemente di piccoli crostacei e cefalopodi, ma non disdegna tutti i piccoli organismi presenti sul fondo ad alte profondità. Negli ultimi anni le profondità ottimali di pesca si sono stabilizzate tra i 350 e i 600 metri, a causa del prelievo indiscriminato con i palamiti di profondità a profondità inferiori. La pezzógna può arrivare a oltre 5 chilogrammi di peso, ma sono considerati grandi già gli esemplari che passano i 2 chilogrammi. Vive in fitti banchi.La pesca della pezzógna si effettua con canne abbastanza sensibili, in modo da avvertire súbito la beccata del pesce, per altro voracissimo;bisogna perciò usare ami ad alta penetrazione, con punta ad artiglio d'aquila; l'esca regina sono polpi e seppie, ma anche la sardina dà ottimi risultati. Si pesca tutto l'anno, con una diradazione considerevole delle catture nei mesi di febbraio e marzo, quando la pezzógna va in riproduzione.Questo pesce è particolarmente ricercato per l'eccezionale bontà delle sue carni. In Campania viene considerato, a ragion veduta,mi ripeto, uno dei pesci di maggior valore culinario.
Affrontiamo ora il problema etimologico del nomePremesso che la voce pezzógna è quasi del tutto ignota sia ai vocabolarî della lingua nazionale che a quelli dell’idioma partenopeo, il compito che m’ero assegnato di trovarne un plausibile e/o convincente e semanticamente apprezzabile etimo(senza trincerarmi dietro un pilatesco etimo ignoto) mi è costato molto lavoro e m’auguro che troverò un qualche consenso quando avrò esposto la mia idea.Come ò détto la voce pezzógna è quasi del tutto ignota sia ai vocabolarî della lingua nazionale che a quelli dell’idioma partenopeo; pensavo che mi potesse soccorrere il D.E.I., ma rimasi deluso: il compianto prof. Giovanni Alessio che nel D.E.I. curò – tra le altre – le voci sotto la lettera P registra sí una voce pezzogno ,ma - annotato che si tratta di un termine ittico -,non s’esprime circa l’etimo, in barba al fatto che il D.E.I. sia (o dovrebbe essere) un dizionario etimologico.Visto dunque che non ò trovato occorrenze per la voce in esame in nessun altro calepino in circolazione, mi son visto costretto a far da solo ed ò pensato che fosse cosa giusta, per formulare un’ ipotesi etimologica apprezzabile e semanticamente credibile, farsi guidare dal medesimo criterio seguíto nella formazione e/o spiegazione degli altri nomi con i quali si indica regionalmente il pagello: ò pensato cioè che si dovesse far riferimento ad una connotazione morfologica del pesce summenzionato, come avviene, se si esclude la voce ligure besugo (che non prende in considerazione una connotazione morfologica del pesce, ma un suo modo comportamentale: agire da sciocco con il lasciarsi facilmente catturare, abboccando rapidamente a gli ami), se si esclude la voce ligure besugo tutte le altre voci fanno riferimento ad una connotazione morfologica del pesce: lúvaro o fragolino =di colore rosso – pagaro=schiacciato - occhione/occhialone= dall’occhio grande etc.,mi è sembrato esatto per ciò che riguarda la voce pezzógna far riferimento ad una morfologia del pesce in esame e precisamente alla morfologia della sua pinna dorsale composta da 12 raggi a punta (a Napoli pizzo), che si ripiegano quasi a mo’ di artiglio o unghia (a Napoli ógna) di modo che m’è parso che nulla di strano ci sia stato se i pescatori partenopei,non scolarizzati, ma dotati di gran fantasia e nel cui àmbito nacque la voce in esame, colpiti dalla morfologia della gran pinna dorsale di questo pesce gli abbiano dato un nome che richiamasse appunto la forma di tale pinna a punte unghiate (in napoletano a pizzo (e) ógna→pizzógna donde per comodità di pronuncia (la e semimuta si pronuncia piú facilmente della i…) pezzógna.E qui penso finalmente di avere completato questa lunga, ma spero interessante ed esauriente, se non necessaria, premessa e di poter passare senz’ altri indugi alla vera e propria ricetta della mia pezzógna al saleIngredienti e dosi per 6 personeuna o due pezzógne per complessivi due chilogrammi,sale doppio alle erbette un chilogrammo,7 etti di pomidorini d’’o piennolo,1 bicchiere e mezzo di olio d’oliva e.v. p. s. a f.,4 spicchi d’agli mondati e tritati finemente,sale fino e pepe decorticato q.s.abbondantissimo trito di prezzemolo fresco lavato ed asciugatoprocedimentoApprontare innnanzi tutto il/i pesce/i per la cottura: eliminare occhi, branchie e pinne laterali, sbuzzare longitudinalmente il ventre ed eviscerare il/i pesce/i, eliminare con un netto taglio alla francese (lama poggiata a 45° e deciso taglio inferto spingendo verso l’esterno un’affilatissima lama)le parti della pancia troppo molli e ricche di spine, sciacquare abbondantemente il/i pesce/i, sotto acqua fredda corrente , poggiarlo/i aperto/i a libro su di un tagliere e sistemare in ognuno una cucchiaiata d’aglio mondato e tritato finemente; richiudere il/i pesce/i e sistemarlo/i nella placca del forno su di un letto fatto con mezzo chilo di sale grosso alle erbette e ricoprirlo/i con uno strato di altro mezzo chilo di sale grosso alle erbette; mandare in forno (180°) per circa un’ora. A cottura ultimata si formerà sui pesci una spessa crosta che, eliminata quando il pesce è ancora caldo, permetterà d’eliminare contemporaneamente pelle e squame e mettere a nudo la gustosa carne bianca della pezzógna; mentre il pesce è in cottura al forno, approntare un abbondante, ma leggero sughetto con pomidorini del piennolo, sughetto necessario e sufficiente per irrorare e presentare tutte le singoli porzioni di pezzógna al sale; ecco come procedere: porre in una pentolina tutto l’olio con due spicchi d’aglio mondato e tritato finemente, mandare a temperatura a fuoco vivo e quando tutti i pezzetti d’aglio saranno dorati, ma non bruciati aggiungere i pomidorini lavati, asciugati, privati di corone e piccioli ed incisi alla sommità ortogonalmente a croce: schiacciarne con una forchetta una parte, lasciandone alcuni non schiacciati per la guarnizione finale, salare e pepare ad libitum e portare a cottura il sughetto in circa venti primi.Tenere in caldo il sugo e dedicarsi alla porzionatura a caldo della/e pezzógna/e appena tirata/e fuori dal forno, staccando le croste e contemporaneamente eliminando pelle e squame; eliminare testa e lisca mettendo a nudo la gustosa carne bianca della pezzogna e porzionare il/i pesce/i, irrorando alla fine abbondantemente le porzioni con il sughetto tenuto in caldo e guarnendo ogni piatto con alcuni pomidorini cotti, ma non schiacciati ed abbondante trito di prezzemolo fresco. Servire in tavola quando il pesce è ancóra caldo accompagnandolo con patate in insalata o con una fresca insalata incappucciata condita all’agro con olio e.v. p. s. a f. sale doppio, aglio trito ed aceto di vino bianco.Vini: secchi e profumati bianchi campani freddi di frigo.Mangia Napoli, bbona salute! E scialàteve!

Ps: vi stupisco con gli effetti speciali dicendovi che la cottura al sale è quella che preferisco con i pesci da taglio appena pescati. A differenza di Raffaele manco l'olio voglio, tanto meno il limone perché il problema dell'acidità necessaria me lo risolve il vino. Quale? Esige in abbinamento bianchi assolutamente salati e aggressivi per cui la mia idea sono i Greco di Tufo di Centrella, Vadiaperti, Bambinuto, Colline del Sole oppure alcuni Lacryma Christi bianchi, direi quelli di Sylva Mala sopra tutti. NO a vini morbidi, peggio se fruttati al naso e con vocazioni dolci (l.p.)

martedì 27 ottobre 2009

5 - 7 DICEMBRE I VIGNERONS D'EUROPE IN TOSCANA

Toscana, 5-7 dicembre. Vignerons d'Europe 2009


Il meeting europeo dei vitivinicoltori torna in Toscana all’interno della manifestazione Vignaioli & Vignerons dal 5 al 7 dicembre

Dopo la prima edizione a Montpellier nel 2007, i Vignerons d’Europe tornano a riunirsi sotto l’egida di Slow Food in Toscana dal 5 al 7 dicembre, per discutere di sostenibilità ambientale, sociale ed economica della vitivinicoltura, nonché di qualità della produzione enologica europea. 1000 vignaioli da circa 20 Paesi, dalla Francia alla Georgia passando per la Germania fino alla Romania, scambieranno tra loro idee ed esperienze coadiuvati da personalità della ricerca, della cultura e dell’agricoltura.Vignerons d’Europe darà vita a una rete europea di vignaioli e proporrà un Manifesto europeo per una vitivinicoltura sostenibile. Tema centrale dell’edizione 2009 sarà la sostenibilità della produzione vitivinicola. Complice l’attenzione rivolta ai problemi globali causati da cambiamenti climatici e inquinamento, il mondo del vino è attraversato da un dibattito a volte disorganico sul da farsi. A Vignerons d’Europe i produttori cercheranno una strada comune per gli anni a venire. Il 5 e 6 dicembre al Teatro Verdi di Montecatini Terme (Pt) – ospiti della Città di Montecatini Terme e della Provincia di Pistoia - si svolgeranno seminari e dibattiti. Al termine di ciascun appuntamento, i partecipanti saranno invitati a contribuire alla redazione del documento finale la cui presentazione si svolgerà nella mattinata di lunedì 7 dicembre a Firenze nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio (piazza della Signoria). Durante la manifestazione, i vignaioli e Slow Food Toscana offriranno la propria ospitalità ai vignerons e ai soci delle altre regioni italiane ed europee nell’ambito del programma Terra Ospitale. Lunedì 7 dicembre dalle 14.00 fino alle 22.00 a Firenze, piazza della Santissima Annunziata, i vini dei produttori partecipanti a Vignerons d’Europe saranno in vendita e in degustazione in un mercato del vino europeo autentico e unico. Vignerons d’Europe fa parte del programma di animazione sulla cultura del vino di Vignaioli & Vignerons, evento organizzato da Regione Toscana, Fondazione Sistema Toscana, ARSIA e Slow Food.

Per maggiori informazioni e il programma completo www.vigneronsdeurope.com
Slow Food Press Office
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IL CALENDARIO DEGLI EVENTI DI CONVOGLIA A ROMA



I SENSI IN UN BICCHIERE cene con degustazioni vini in compagnia del produttore
SAVE THE DATE Giovedì 29 Ottobre 2009 ore 20.30
Cene con degustazione di vini italiani di grande spessore.
Le cene di 4 portate ideate dallo chef di Convoglia Alessandro Cecere saranno accompagnate dal produttore dell’azienda ospitata che racconterà ai commensali come degustare al meglio i vini e come meglio abbinarli per esaltarne le qualità e i sapori
Menu e vini in abbinamento
Carpaccio di manzo con insalatina di funghi porcini in abbinamento
Trebbiano DOC 2008
Spaghetti alla chitarra con pomodoro, basilico e ricotta di Pecora in abbinamento Pecorino IGT 2008
Costoletta e lombetto di agnello con patate fondenti e cicoria
in abbinamento Spelt 2005
Sfogliatina di mele e meringa
in abbinamento Montepulciano DOC 2007
Il costo della cena di 4 portate con 4 abbinamenti vini è di € 36,00 a persona
Sconti per i convenzionati Convoglia
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA La quota di partecipazione comprende Cena di quattro portare ideate per l’occasione dallo chef di Convoglia Alessandro Cecere, degustazione di vini guidata da Sabatino Di Prospero titolare della cantina gift
Per informazioni e prenotazioni
CONVOGLIA Viaggio di Sapori via Giolitti, 36 00185 Roma – Stazione Termini06 99701274 - convoglia@convoglia.it - http://www.convoglia.it/
UN GIFT DIVERTENTE SARA’ RISERVATO A TUTTI I PARTECIPANTI
CONVOGLIA & ATHENAEUM

A partire da mercoledì 4 Novembre MASTER SULLA CONOSCENZA e LA DEGUSTAZIONE DEL VINO - I livello – Un corso di introduzione al vino che si prefigge l’apprendimento delle nozioni basilari per una corretta degustazionesenza trascurare aspetti fondamentali dell’enologia come la viticoltura o la vinificazione in bianco
Relatori: Fabio Turchetti e Fabrizio Russo A partire da mercoledì 14 Ottobre e per tutti i mercoledì dalle 16,00 alle 20,00 presso Convoglia sarà presente un rappresentante dell’Ateneo dei Sapori per ricevere le domande di iscrizione all’associazione e le prenotazioni alle iniziative del programma
Costo del corso - € 220,00 soci Athenaeum e convenzionati Convoglia - € 200,00
Per informazioni e prenotazioni CONVOGLIA Viaggio di Sapori via Giolitti, 36 00185 Roma – Stazione Termini06 99701274 - convoglia@convoglia.it - http://www.convoglia.it/ ATHENAEUM 06 4880601 - 346 3727947 – info@ateneodeisapori.it http://www.ateneodeisapori.it/
Convoglia è aperto dalle 7.00 del mattino all’1.00 di notte Tutti i giorni - 7 giorni su 7

VOLPE ROSA CANTINE GIARDINO BY ANGELO DI COSTANZO.IL TRIONFO DELLA DIVERSITA'

Volpe Rosa 2004 rosato Irpinia igt

27/10/2009

CANTINA GIARDINO

Uva: coda di volpe rossa
Fascia di prezzo: dai 5 ai 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno



Alla domanda cosa rende un uomo libero, io rispondo sempre, i suoi sogni!
Una frase fatta? Non mi interessa risultare scontato e nemmeno conoscere chi l’abbia detta prima, so solo che suona bene, è da effetto ma soprattutto rende subito l’idea della personalità di chi ci crede. Da bambino nutrivo sempre un certo rancore quando mi facevano giocare in porta, ma lo facevo sempre con grande impegno sognando di imitare, nonostante tifassi Napoli for ever, l’uomo ragno Zenga, tanto che nel tempo, i risultati obbligarono i miei amici a chiedermi di fare prima il difensore, poi l’attaccante sino a quando fui io a decidere, se avessero voluto schierarmi tra le loro fila, di fare il regista e dettari i tempi di gioco. Come calciatore non sono andato tanto lontano, tuttavia ho sempre pensato di non dare tutto per scontato e fare ogni cosa nella mia vita con impegno e dedizione profonda.
Così con i vini di Cantina Giardino, ai quali non posso certo dire di essermi avvicinato con grande entusiasmo. E’ vero, c’era di che raccontare: vini naturali, che sull’onda del fenomeno (mai poi tanto fenomeno) biodinamico per un tempo sembravano poter sconvolgere ogni cosa in materia di vino. C’era e c’è insistente, il grande progetto culturale, qualcuno ci aggiunge a ragion del merito, filosofico, che vede impegnati a vari livelli l’enologo Antonio di Gruttola che ho avuto il piacere di conoscere ad un bellissimo laboratorio proprio sui vini naturali che ci inventammo nel 2007 con l’Ais Napoli a Bacoli, poi Daniela e Davide De Gruttola e non ultimi Pasquale Giardino ed Antonio Corsano, ma in alcuni vini poi nel bicchiere, a dirla tutta, di ciccia ne intravedevo davvero poca, soprattutto in quei primi Fiano Gaia e Greco Adam, mentre a destarmi entusiasmo furono da subito i due Aglianico, il Nude ed il Drogone, davvero gradevole il frutto del primo, impressionante a tutto tondo il secondo.
In generale quindi, la mia idea era di vini certamente espressione profonda di una voluttà territoriale possibile, ma difficili, soprattutto appena superata la comprensione intellettuale prima dell’approccio gusto-olfattivo. Vini evoluti, a tratti apparentemente forzati contrariamente alla naturale lentezza che invocavano, in sintesi, soprattutto i bianchi li ritenevo vini che più che complessi li recepivo come complicati, ermetici soprattutto in virtù delle aspettative varietali in materia di Fiano e Greco.
Curioso invece e a tratti sensazionale questa coda di volpe rossa, vitigno praticamente scomparso se non tra i giardini davanti casa dei contadini avellinesi più attempati, dove resistono vigne anche di oltre 60 anni che l’azienda con sapiente e maniacale cernita segue e ne ritira le uve, vinificandole con una breve criomacerazione e una successiva fermentazione su lieviti endogeni. Risultato? Circa 400 bottiglie prodotte a sottolineare, se ce ne fosse stato bisogno, l’anacronistico non-buisness e non ultimo un gradevolissimo rosato di grande empatia. Esaltante riprovare il Volpe Rosa 2004 a distanza di due anni dall’ultima bevuta ed ancora più esaltante ritrovare un vino, dopo cinque anni ancora più integro ed affascinante di prima. Colore rame vivacissimo con piccole sfumature aranciate, cristallino. Il primo naso è un effluvio di sensazioni floreali passite, garofano, poi di agrumi canditi, buccia di mandarino, pera williams. Poi ancora china rossa, e sottile nota caramellata, dolce e profonda. In bocca è secco, ha conservato una trama fitta di acidità, serbevole con un finale di bocca davvero gradevole e corroborante.

Un vino davvero interessante, piacevole, infinito, che al cospetto di un Rosato di Ama 2007 di Castello di Ama ed un blasonato Rosato Tenuta Greppo 2005 Biondi Santi li ha messi tutti in fila con un sol colpo...di coda naturalmente!!

Questa scheda è di Angelo Di Costanzo

Sede ad Ariano Irpino., via Petrara 21/b.
www.cantinagiardino.com info@cantinagiardino.com - Tel 0825-872288, Fax 0825-873084. Ettari di Proprietà: nessuno. Bottiglie prodotte:15.000 Vitigni: Aglianico, Fiano, Greco, Coda di Volpe bianca, Coda di Volpe Rossa.

LA CARICA DEI 101 (bicchieri) by LUCIANO PIGNATARO IN LIBRERIA DAL 12 NOVEMBRE

16 novembre 2009


IL NUOVO LIBRO DI LUCIANO PIGNATARO PER NEWTON COMPTON

Centouno bicchieri per gustare l’Italia.

Centouno vini tipici prodotti solo da viticultura sana, sempre con un ottimo rapporto qualità-prezzo.

Centouno etichette per crearsi una cantina ideale con bianchi, rossi, rosati, dolci e bollicine.

Centouno modi mai banali per conoscere i territori rurali più belli del Paese e le varietà dei vitigni che costituiscono un patrimonio prezioso e inestimabile.

Centouno indirizzi per scoprire le nuove sentinelle del gusto e dell’ambiente, spesso fuori dai riflettori mediatici.

Una miniera di informazioni e una piacevole lettura ricca di sorprese e novità per chi pensa di sapere già tutto sul vino.

In libreria dal 12 novembre

Dall'introduzione....Una precisazione finale: per chiarezza, vogliamo dire ai nostri lettori che le aziende non hanno dovuto pagare nulla per entrare in questo libro e che né tantomeno è in corso, o c’è stato, alcun rapporto di lavoro, diretto o indiretto, tra loro e me. E tanto meno ci sono state forme di regalìe quali ospitate, sontuosi doni natalizi, pranzi o cene, eccetera.La selezione è frutto della libera scelta nella quale gli unici condizionamenti sono state le indicazioni di persone di assoluta fiducia e riconosciuta preparazione tecnica.Potete stare tranquilli, dunque, e divertirvi a bere l’Italia in 101 modi diversi. Per contribuire a farla restare diversa e non omologata. Ah, un ultima cosa: questo è il primo libro italiano nella piccola storia dell’editoria enologica in cui Nord, Centro e Sud con Isole sono equamente distribuiti nelle presenze. Una scelta certo non facile, ma il segnale forte di come, nel rispetto delle tradizioni e dei successi, sia venuto il momento di guardare l’Italia senza letture pre-costituite, è il momento davvero di cambiare pagina rispetto a rituali liturgici un po’ stanchi e ripetitivi.Poi il lettore, anzi, il consumatore, sceglierà
www.newtoncompton.it

lunedì 26 ottobre 2009

UNO STORICO IN PIZZERIA 28 OTTOBRE LA FELTRINELLI, NAPOLI


Mercoledi 28 ottobre ore 18.00 la Feltrinelli Libri e musica - piazza dei Martiri - Napoli


UNO STORICO IN PIZZERIA

Il volume Una storia napoletana. Pizzerie e pizzaiuoli tra Sette e Ottocento ( Slow Food Editore ) di Antonio Mattozzi è il risultato di un'accurata ricerca di archivio e dell'elaborazione di documenti di prima mano per tracciare la storia del pizzaiuolo e della pizzeria e la sua espansione sul territorio cittadino.


Lo presentano con l'autore Sergio Brancato, Massimo Di Porzio, Pino Mandarano e Claudio Novelli.

Modera Santa Di Salvo.


Al termine non potrà mancare un assaggio di fumanti pizze napoletane.

Le tre Forchette del Gambero Rosso 2010. La Campania regione emergente, premi a Oasis e a Taverna Estia

Clara Barra, curatrice della Guida con Gianfranco Perrotta





Due nuovi locali nell’Olimpo: il Met de l’Hotel Metropole di Venezia e l’Oasis di Vallesaccarda. Francesco Sposito chef emergente

Ristoranti d’Italia compie vent’anni. Vent’anni che hanno visto la ristorazione italiana conquistare prestigio e un ruolo leader a livello internazionale. Il valore dei prodotti italiani e la capacità dei nostri migliori cuochi di tradurli in piatti in grado di emozionare regalando al palato sapori veri, sono universalmente riconosciuti. Sia che ci si muova sui binari della tradizione sia che s’intraprendano strade innovative.
E per questo che proprio in occasione della ventesima edizione Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso, al di là di gamberi e forchette, ha deciso di assegnare un riconoscimento a cinque grandi esponenti della cucina tradizionale e a cinque della cucina innovativa.
Due ristoranti che entrano nell’Olimpo, due locali profondamente diversi come stile e proposta ma ancora una volta testimoni della grande duttilità della cucina italiana. Al Nord il Met de l’Hotel Metropole di Venezia che porta per la prima volta al vertice il capoluogo veneto; al Sud l’Oasis di Vallesaccarda, della famiglia Fischetti, un bellissimo esempio di rilettura moderna della tradizione unita a un’accoglienza calda e vera. E per di più a prezzi davvero imbattibili: c’è un menu degustazione a pranzo 19 euro e poi altri tre menu a 35, 40 e 45 euro.
primo posto per Gianfranco Vissani (95/100)secondo posto per la Torre del Saracino di Gennaro Esposito (94)
terzo posto pari merito per Le Calandre, Combal.Zero, Don Alfonso 1890, Enoteca Pinchiorri e La Pergola de l’Hotel Rome Cavalieri (93)
a seguire92 Osteria La Francescana, Dal Pescatore, Piazza Duomo, Villa Crespi.91 Da caino, Il Canto dell’Hotel Certosa, Laite, La Madonnina del pescatore, Perbellini, Reale, Uliassi90 La madia, Met Restaurant dell’Hotel Metropol di Venezia, Oasis Sapori Antichi.
Il primato delle Tre forchette per regione va al Veneto con quattro locali (Calandre, Laite, Perbellini, Met) seguito da Piemonte, Toscana e Campania con tre locali a testa.

LaCampania è anche la regione che registra la maggiore crescita complessiva annoverando ben 26 locali a due forchette. Ed è sempre dalla Campania esattamente da Brusciano, in provincia di Napoli, che arriva anche il giovane chef vincitore del premio cuoco emergente 2010, Francesco Sposito della Taverna Estia assegnato da Gambero Rosso in collaborazione con Acqua Panna San Pellegrino.

Altra novità importante di Ristoranti d’Italia 2010 è il posto d’onore riservato ad apertura di guida, accanto alle Tre Forchette e ai Tre Gamberi, alle Tre Bottiglie ovvero ai migliori wine bar d’Italia, ulteriore esempio della ricchezza enogastronomica del nostro paese.

Ecco i tre gamberi del SudAngiolina di Pisciotta (SA)
Antichi Sapori di Montegrosso d'Andria (Bari)
Cibus di Ceglie Messapica (Brindisi)
Luna Rossa di Terranova di Pollino (Potenza)

Exploit della cucina d'albergo al Sud Degno di nota, infine, l’exploit della ristorazione d’albergo: sono sempre più numerosi gli imprenditori intelligenti che investono in cuochi di talento per regalare al pubblico una grande proposta in una cornice di assoluto fascino. Basti pensare al Relais Blu di Massa Lubrense, all’Olivo del Capri Palace, al Maxi del Capo la Gala di Vico Equense, alla Pergola de l’Hotel Rome Cavalieri, al Mosaico del Terme Manzi di Ischia e alla Gazza Ladra dell’Hotel Palazzo Failla a Modica, solo per citarne alcuni dei più famosi.

Fonte Gambero Rosso
Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso 2010 Gambero Rosso® pp 640 euro 22,00

30 OTTOBRE TERREDORA ED ALTRI EVENTI ALL'ENOTECA MERCADANTE , NAPOLI



Venerdì 30 Ottobre
Una nuova serata dedicata ai Produttori: “Terredora”

I vini:
Greco di Tufo
Loggia della Serra ‘08
Aglianico Doc
Il Principio ‘06
Taurasi Docg
Fatica Contadina ‘03
Taurasi Docg
Pago dei Fusi ‘03

Il menù della serata a cura dello Chef Luca Pipolo:
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Spiedino di ricciola alle mandorle
in zuppetta di zucchine e cipolline

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Risotto al pecorino di Carmasciano
con riduzione all’aglianico Principio
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Brasato di manzo all’aglianico di
Taurasi su polenta integrale
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Selezione di formaggi stagionati


Costo della serata € 30,00 compreso vini


MERCADANTE ENOTECA-WINEBAR
C.V.Emanuele 643/644
Prenotazione obbligatoria
081 680964
334 7807377

Sabato 31 OTTOBRE 2009

MUSICA DAL VIVO ALBERTO FALCO IN DUO

Menù degustazione € 25,00, escluso vini

SAN BARTOLOMEO CASA IN CAMPAGNA, OVVERO, DEL BANQUETING D'AUTORE BY ROSANNA MARZIALE

Luciano Pignataro con me e Rosanna Marziale a San Bartolomeo
Casa in campagna
La bella struttura iin tufo vivo


mise en place gourmet


torta nuziale d'autore

Caiazzo, San Bartolomeo
Casa di Campagna

Via Rognano - Loc.PantanielloTel 0823467494, fax 0823. 467988http://www.sanbartolomeo-casaincampagna.it/

Della trasformazione della banchettistica a Banqueting Gourmet
Un settore trainante dell’economia dell’agroalimentare: il banqueting, normalmente associato a grandi numeri, ristorazione arretrata, qualche volta kitch, prodotti di massa, il più delle volte provenienti dalla grande distribuzione. Ebbene non deve essere per forza così: la grande ristorazione in Campania, quella stellata e non, che da anni ha cominciato a credere nel territorio e nelle sue eccellenze, ha compreso che tutto questo puo’ essere trasferito con misura, equilibrio e garbo anche al banqueting. Lo hanno capito i grandi nomi, alfieri della rinascita dell’alta ristorazione in Campania che organizzano ricevimenti di classe per vip e star internazionali dello spettacolo, ma le giovani generazioni di grandi chef non sono state a guardare, hanno analizzato con attenzione il mercato e si sono rese conto che c’era uno spazio vuoto, un segmento di mercato da coprire: il banqueting d’Autore. Un nuovo concept di costruire eventi e cerimonie che mette d’accordo giovani ed anziani. Grandi prodotti della tradizione gastronomica regionale reinterpretati con fantasia in una cornice a metà tra il classico ed il moderno, hotellerie elegante in stile minimalista, servizio impeccabile, presentazione dei piatti assolutamente innovativa e gourmet. In provincia di Caserta una giovane e testarda, apparentemente esile, donna dagli occhi azzurri dal carattere e determinazione di ferro, oltre 10 anni fa è andata insieme alla famiglia ad insediarsi in una splendida località sulle colline di Caiazzo, Città Slow.
E’ Rosanna Marziale Patron e Chef del Ristorante Le Colonne di Caserta. La famiglia di Rosanna è appunto una colonna della ristorazione degli ultimi 60 anni tra Caserta e provincia. L’attività di famiglia è stata ripresa e ristrutturata nel 1988 da Rosanna e i fratelli Loreto e Maria. Il ristorante Le Colonne di Caserta è ormai un punto luminoso dell’alta ristorazione italiana e non solo, troppo spesso sottovalutato, secondo la mia personale opinione. Rosanna ha curato il proprio percorso di crescita professionale con metodicità maniacale: sommelier di prim’ordine, assaggiatrice di oli e di formaggi, profonda conoscitrice dei prodotti della propria terra e non solo, instancabile viaggiatrice, sempre alla ricerca di confronto in Italia e all’estero.Tutto questo, insieme all’entusiasmo e alla professionalità di Loreto e Maria , si traduce nel 1998 in una nuova avventura: dare vita ad una struttura, unica nel suo genere, capace di coniugare alta ristorazione, tutela dell’ambiente, rispetto della tradizione e dei suoi prodotti, con le esigenze del banqueting e degli eventi.
Su una splendida proprietà di oltre quattro ettari, nasce San Bartolomeo – Casa in Campagna, qui gli ospiti vengono accolti in un clima moderno e al tempo stesso tradizionale: calore e professionalità si fondono alla perfezione. All’arrivo si attraversa un fantastico giardino, silenzio paradisiaco, piante rare e fauna protetta dalla passione per gli animali di Loreto che, qui ha creato una piccola oasi naturalistica, inserita nel 2007 nella lista dei Grandi Giardini Italiani. Il corpo centrale è in tufo a vista, rustico e innovativo, all’interno, su due piani, prevalgono il bianco, il vetro e l’acciaio, illuminazione calda e animata da sprazzi colorati di stagione, il rosso delle mele annurche, il marrone intenso delle castagne e i colori forti o delicati dei fiori di stagione. Al piano superiore , una grande finestra , lascia intravedere la modernissima cucina, da dove Rosanna controlla la sala. Poco più in là un secondo corpo, una casa padronale circondata da rose rampicanti alla quale si accede da un viale costellato di piante di limoni su spalliera di castagno, destinata agli uffici e all’impegnativa amministrazione.
Le “mises en place” sono di grande finezza e semplicità con richiami costanti alla terra e alla natura, lo stile Marziale riprodotto e riambientato con grande classe e charme. I menù, se pur flessibili verso le esigenze del banchetto e le richieste degli ospiti, rispettano appieno lo stile delle Colonne e la tradizione di territorio: al posto delle scontate insalatine di mare e fritturine varie, ecco arrivare Perline di Mozzarella di bufala, il prodotto del cuore di Rosanna, Quenelle di ricotta, Crostatine pomodorino e ricotta, sfogliatelle ricce alle verdure, fantastici gamberetti in pasta kataifi, “coppetielli”di piccoli medaglioni di mozzarella in carrozza e tranci di deliziose quiches alle verdure. Ci aspetteremmo poi risotto allo champagne e scialatielli con frutti di mare e invece no: Minestra maritata con crostino di pane all’olio extravergine arricchita da ricottine fresca e pezzetti di fantastico lardo e poi Pettole di farina e acqua con pomodorini e ortaggi. In luogo del solito vitello tonnato o spigola in bellavista, un grandissimo stracotto di bufalo al Pallagrello nero con purea di patate e friarielli saltati.
Si chiude in dolcezza – la famiglia Marziale vanta una tradizione pasticcera di oltre 50 anni – servito al tavolo ecco un dessert di stagione: “brivido invernale”una salsa di sanguinaccio rivisitata con fichi secchi, nocciole, noci e castagne di Roccamonfina, il tutto delicatamente aromatizzato alla cannella. Poi la tradizione pasticcera attentamente rivisitata trionfa in un buffet di piccola pasticceria da delirio: piccole mousse al cioccolato, castagne e frutti di bosco, migliaccetti, cioccolato fondente per tutti i gusti, il tutto accompagnato da distillati di altissimo livello, rhum, grappe e l’immancabile Nocillo de ‘Curti. Dimenticavo il territorio la fa da padrone anche nel vino.Una nota in chiusura: il costo medio a persona per una banchetto gourmet varia dagli 80 ai 120 € a persona circa, una cifra assolutamente equilibrata per una cerimonia d’Autore lontana mille miglia dalla banalità.

domenica 25 ottobre 2009

UN PICCOLO ANTICIPO DI SUCCEDE IN AUTUNNO ALLA TENUTA DEL CAVALIER PEPE

24 OTTOBRE... CHIUSOPER MATRIMONIO, MILENA PEPE, SPLENDIDA SPOSA BRINDA CON IL SUO TAURASI OPERA MIA 2005 DOCG, in gran forma come lei!:)